Riduzione orario di lavoro nel settore pubblico, per il privato sempre più difficile attrarre forza lavoro

In una realtà dove la carenza di forza lavoro è un dato oggettivo e dove la tendenza al cambiamento del posto di lavoro è molto alta, è chiaro che chi ha la possibilità, come il settore pubblico, di offrire benefit e miglioramenti contrattuali diventi più attrattivo. È in questo contesto che si inserisce il dibattito in corso sulla riduzione dell’orario di lavoro nel settore pubblico. “Le nostre piccole e medie imprese sono da sempre delle fucine di formazione. Sempre più spesso però – spiega il vicepresidente di CNA Alto Adige Cristiano Cantisani -  i titolari di azienda si trovano di fronte a collaboratori che, dopo aver acquisito competenze, scelgono di cambiare settore e, il più delle volte emigrano verso il pubblico, attratti da contratti più appetibili”. Storicamente le piccole e medie aziende investono attivamente sul capitale umano, mettendo al centro i propri collaboratori. Negli ultimi anni, anche nelle realtà imprenditoriali più piccole è stato avviato con convinzione un percorso per accrescere il welfare aziendale e migliorare la conciliazione lavoro-vita privata. “Il settore privato però si ritrova in questo momento a competere con un datore di lavoro che, a spese della collettività e grazie ad un sistema finanziato con le tasse e la produzione di valore delle aziende, è inevitabilmente più competitivo in quanto a miglioramenti contrattuali e benefit – conclude Cantisani -. Se questa tendenza dovesse proseguire, sarà sempre più difficile per le imprese attrarre forza lavoro, mettendo a rischio l’intero sistema economico. Un’altra riflessione da fare è se, tra flessibilità e riduzione di orari di lavoro, l’amministrazione pubblica sarà ancora in grado di garantire ai cittadini e alle imprese la qualità dei servizi che meritano”.